Lago di Varese 7 & Somma Lombardo 1: vi raccontiamo la nostra carta di clan

Come la comunità clan dei gruppi “Lago di Varese 7” e “Somma Lombardo 1” sta cercando di riscrivere la propria carta di clan.

Sono Samuele del clan “Somma Lombardo 1” gemellato con il “Lago di Varese7”. Lo scorso anno si è concluso con un evento organizzato interamente da noi a seguito del capitolo che abbiamo deciso di trattare durante tutto l’anno, ovvero l’immigrazione. Si è trattato di un apericena con delle testimonianze tenute da esperti nel settore, tenutosi a Varese e ha riscontrato un grande successo.Quest’anno però abbiamo scelto di non seguire un vero e proprio capitolo, ma considerando che la comunità è cambiata, salutando alcuni membri e facendo spazio a dei nuovi, abbiamo sentito il bisogno di riscrivere la nostra carta di clan.

Cos’è la carta di clan?

La carta di clan è come se fosse la “carta di identità” di una comunità sviluppata attraverso quattro punti: servizio, fede, strada e comunità. Considerando la l’attuale carta di clan risale a 4 anni fa direi che era giunto il momento di metterci del nostro. La strategia che abbiamo scelto di intraprendere è quella di trattare ogni singolo punto differenziando come dovrebbe essere una comunità, vista sotto quel punto, e come è effettivamente la nostra comunità.

Il punto del servizio

Abbiamo iniziando trattando il servizio, c’è stato un iniziale “brain storming” su come una comunità dovrebbe vivere il servizio, e successivamente ci siamo concentrati su di noi. Sotto l’organizzazione dei capi abbiamo svolto un uscita a Varese in cui ,divisi in quattro gruppi, abbiamo svolto varie attività di servizio.

Un gruppo di noi è andato ad aiutare a un pranzo organizzato dall’associazione “libera”, un altro al campo dei fiori con le GEV (guardi ecologiche volontarie) hanno ripulito i boschi del parco, la mensa dei poveri ha ospitato un altro gruppo e infine presso la cooperativa sociale “l’anaconda” sono andati gli ultimi di noi. Sono state esperinze molto interessanti ma soprattutto formative, sia dal punto di vista personale ma anche per poter riscrivere il punto servizio nella carta di clan (che è sempre rimasto il nostro obbiettivo primario). A fine dei servizi ci siamo ritrovati per discutere delle esperienze cercando di trovare una definizione adatta del servizio secondo noi.

Il punto della comunità

Al servizio è seguito il punto comunità. Il processo è stato analogo a quello del servizio, ovvero ragionare su come deve essere una comunità e successivamente pensare alla nostra comunità.

Anche in questo caso abbiamo deciso di fare un uscita interamente dedicata a questo argomento. Ci siamo appoggiati a “il chiostro solidale” dell’associazione “mondo di comunità e famiglia”. Loro sono un gruppo di famiglie che scelgono di vivere nella stessa casa e sviluppano la loro convivenza attraverso alcuni “pilastri” tra cui la cassa comune, le porte sempre aperte all’accoglienza, la condivisione e la convivialità. Abbiamo passato due giorni insieme a loro studiando e osservando come si compone il loro essere comunità. Anche in questo caso l’esperienza si è rilevata utile per la nostra carta di clan, avendo avuto anche una presentazione della loro associazione da uno dei responsabili della casa. Abbiamo fatto tesoro di quanto vissuto e cercato di mettere giù una nostra definizione che rappresenti la nostra comunità.

Ci stavamo muovendo per trattare del punto della fede, sfruttando il capo di Pasqua, ma ovviamente abbiamo dovuto bloccare tutte le nostre attività a causa dell’emergenza sanitaria. Da casa stiamo cercando di andare avanti anche se con molte difficoltà, principalmente perché non abbiamo possibilità di fare uscite. Fondamentalmente stiamo cercando di scrivere il meglio possibile i due punti che abbiamo già trattato.

Samuele - Clan Somma Lombardo 1

Il Clan Gallarate 1 e la reazione social su Instagram

Come i ragazzi del clan del Gallarate 1 usano Instagram per divertirsi e far divertire gli altri a distanza

Dopo il decreto del 28 febbraio, che impediva tutte le uscite e le riunioni, il clan del gruppo scout Gallarate 1 non si è fermato e continua a portare la sua allegria a tutti grazie a Instagram.

Tra di noi abbiamo deciso di fare un gioco, sempre restando a casa, per passare il tempo in allegria che consiste nello sfidare un nostro compagno – attraverso foto e video – a fare qualcosa che sia divertente ma che, allo stesso tempo, possa servire anche agli altri membri del clan.
Queste sfide sono andate avanti per molto tempo e ne sono risultati dei capolavori, tra chi canta il karaoke, chi fa danza classica e chi fa documentari sugli insetti: ci siamo aiutati a vicenda rallegrandoci nel momento del bisogno.

Contenti di come è uscita questa sfida abbiamo deciso di coinvolgere chi ne avesse bisogno aprendo un profilo Instagram dove ogni 2 giorni invitiamo a partecipare a delle sfide.
Il profilo si chiama “Nuovi_orizzonti_official” e sta andando davvero bene. In sole 2 settimane siamo arrivati a circa 150 follower e, cosa più’ importante, le nostre challenge vengono fatte non solo da noi ma anche da persone esterne al clan.

Per il resto, continuiamo a tenerci in contatto settimanalmente e non mancano i momenti di fede. Infatti, ogni domenica, insieme a tutto il gruppo del Gallarate 1 ci riuniamo su Zoom per celebrare la messa; l’ultima volta c’erano 70 account collegati.
Stessa cosa è stata fatto per la celebrazione del venerdì santo dove abbiamo fatto una “cena dei poveri a distanza”.

Ovviamente non vediamo l’ora di rivederci e andare in uscita, ma è bello sapere che ci sono persone che ti fanno ridere, ed è ancora più bello coinvolgere altre persone in questo nostro gioco per aiutarle a passare il tempo in casa, divertendosi!

Michele - Clan Gallarate 1

Il Clan Veliero II si rimette alla prova sul servizio

I ragazzi del gruppo Luino I si interrogano e si mettono alla prova sul significato del servizio per riscrivere la Carta di Clan

Quest’anno il clan Veliero II del gruppo Luino I si è posto l’obiettivo di dedicarsi completamente alla stesura della nuova carta di Clan, concentrandosi sui cinque punti che la caratterizzano: servizio, fede, comunità, scelta politica e strada.

Le prime esperienze…

In primo luogo ci siamo occupati del servizio, entrando in contatto con diverse  realtà locali come Agrisol e Cascina San Girolamo.

Agrisol, la prima di esse, è una cooperativa sociale che ha sede nel piccolo paese di Caravate (VA). Questa si occupa di accogliere i migranti, di sostenerli nell’iter burocratico, di offrir loro dei corsi per imparare la lingua per inserirli così al meglio nella società italiana. Il Clan ha avuto modo di essere parte attiva all’interno della cooperativa, svolgendo piccoli aiuti di servizio come sistemare e pulire l’edificio, condividere momenti di vita quotidiana insieme ai membri della comunità, con i quali ha anche avuto modo di parlare dei loro paesi di origine e della loro prospettiva di vita. Inizialmente ci sono stati molti momenti di timidezza, ma grazie all’aiuto dei ragazzi della comunità, i quali erano ben disposti a darci una mano, abbiamo lavorato tutto il giorno in un clima tranquillo.

Cascina San Girolamo invece, è una casa-famiglia situata a Lecco. Ciò che più colpisce di questo posto è che nessuno viene mai lasciato indietro, tutti sono ben accetti, tutti fremono dalla voglia di accogliere e tutti vengono trattati con la dignità che meritano, e che ricevono in quanto esseri umani. Il clan ha anche potuto collaborare con questa comunità, svolgendo lavori utili al mantenimento della struttura.


Nessuno viene mai lasciato indietro, tutti sono ben accetti

Durante la Route invernale…

Anche durante la Route invernale, svoltasi tra Pavia e Milano, il clan si è concentrato sul servizio incontrando Don Dario, sacerdote, nonché responsabile di una comunità cattolica situata nel centro della città di Pavia, la quale si occupa di offrire aiuto ai cittadini che vivono in condizioni di degrado . L’esperienza fatta in Route è stata una delle più significative perché, grazie a Don Dario, abbiamo capito cosa sia realmente il servizio. Egli infatti, si occupa di tutte le persone che si trovano in difficoltà. La sua associazione gestisce diverse cooperative tra le quali una casa di recupero per ragazzi tossicodipendenti, un centro di accoglienza per migranti e un dormitorio dove vengono accolte molte persone senza fissa dimora.


Egli si occupa di tutte le persone che si trovano in difficoltà

Durante la permanenza a Pavia, il clan ha avuto modo di svolgere varie attività assieme a Don Dario, come offrire bevande calde ai senzatetto della stazione oppure come lavorare a fianco dei membri della comunità, offrendo così un importante servizio non solo verso le persone coinvolte ma anche verso la struttura.

Finita questa esperienza il clan Veliero II si è mosso in direzione di Milano dove ha potuto ascoltare altre testimonianze, fra cui quella del capo Clan del gruppo scout di Binasco, il quale si occupa di organizzare delle giornate all’interno del carcere Milanese di Opera, durante le quali i detenuti possono condividere alcuni momenti con le loro famiglie, dedicandosi ad attività ludiche, in modo da ristabilire quel rapporto fra genitore e figlio che altrimenti potrebbe logorarsi con il tempo.

Il Clan si impegna…

Durante tutte queste esperienze il Clan del gruppo scout Luino I si è interrogato sul significato della parola Servizio ed è giunto alla conclusione che questa costituisce un’esperienza unica, difficile da definire. Il servizio è emozione, amore e gratitudine, è un’esperienza biunivoca che coinvolge non solo noi stessi, ma anche le persone bisognose verso le quali esso è orientato. Il Clan Veliero II si impegna a servire ogni persona bisognosa, in qualunque momento, indipendentemente dai pregiudizi e dalle possibili difficoltà, perché il servizio è un valore con cui il clan ha scelto di vivere. 

Greta - Clan Luino I

Ho fame, sono povero, ho due bambini da sfamare

Il racconto del Clan del gruppo scout Varese 1 sulla povertà e sull’incontro con i meno fortunati della città

Quante volte vi è capitato di camminare per le vie del centro di Varese, imbattervi in qualche senza fissa dimora e scansarlo? A noi tantissime volte; ecco perché quest’anno, noi del Clan del Varese 1, ci siamo interrogati su chi siano davvero coloro che vivono in povertà, perché sono nella loro posizione e la causa di tutte queste disuguaglianze sociali.

“Ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato pazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini.”

Alda Merini

La povertà abbraccia tutti; giovani fin dai 18 anni, celibi, nubili, pensionati etc… Solo in Italia, sono 5 milioni le persone che vivono in povertà assoluta, ovvero coloro che non hanno disponibilità o accesso a beni e servizi legati alle necessità fisiologiche di base quali ad esempio il fabbisogno nutrizionale minimo. Oltre alle cause storico-economiche, molte di queste situazioni nascono da problemi di natura sociale: disabilità in famiglia, costi sanitari elevati ed insostenibili, assenza di lavoro, anziani non autosufficienti, rottura dei legami familiari, mancanza di un titolo di studio etc…

Il Capitolo del Clan del Varese 1

Durante il nostro campo Invernale presso Dormelletto, dopo esserci informati attraverso il web e la visione di qualche film, abbiamo contattato la Caritas e la comunità di Sant’Egidio di Arona. Con quest’ultimi ed in particolare con Ivan, un volontario super coinvolto, abbiamo organizzato un pranzo per i senzatetto. Si sono presentati in una decina e sebbene all’inizio ci fosse un sottile velo di imbarazzo siamo riusciti a trovare l’ingrediente che desse sapore a quel freddo pranzo invernale: il canto! Sulle note di De André abbiamo cantato e chiacchierato per ore senza alcun timore.

Il 2 febbraio 2020, grazie all’associazione Covo e al “Centro Diurno Il Viandante” di Varese abbiamo offerto ai senza fissa dimora la colazione e allestito il Muro della Gentilezza, un’iniziativa proposta dall’Associazione Camminiamo insieme Onlus, affiliata del centro, in cui chi ha appende e chi ha bisogno prende!

Stavolta sono arrivati in pochissimi, la diffidenza era maggiore ma sulle note di Gianna o la Canzone del Sole siamo riusciti a unirci in un caldo canto.

Muro della Gentilezza, Clan Varese 1

Come ci ha spiegato la carinissima responsabile Mariarosa, il “Centro Diurno Il Viandante” di Varese è un luogo di aggregazione per chi è rimasto escluso ed un luogo caldo dove poter riscoprire relazioni amicali e prendersi cura di sé.
Il centro è aperto dal lunedì al sabato dalle 11,30 alle 17,30, si fermano circa 50/60 persone e ne transitano 70/90 quotidianamente.

Le testimonianze del Clan

Ho reputato fosse più interessante e chiaro raccontarvi queste due esperienze relative alla povertà attraverso le testimonianze di tutto il Clan del Varese 1:

L’esperienza del campo invernale è stata estremamente significativa in quanto ci siamo potuti confrontare con realtà vicine seppur lontane dalla nostra; la gioia che abbiamo provato condividendo un pranzo e un po’ di musica con i senzatetto è stata una lezione importante.
Beatrice

Durante il pranzo sono sparite tutte le barriere tra noi e loro, ci siamo ritrovati a cantare e suonare. Ho cambiato subito idea, eravamo solo delle persone unite dal canto e il divertimento.
Asdghig

Clan Varese 1 - Muro della Gentilezza

Ho avuto timore ad incontrarli, non perché mi facessero paura, ma perché non sapevo come mi sarei dovuta approcciare. Come speravamo è stata un’esperienza molto bella, che ci ha permesso di guardare da vicino una realtà con cui ci confrontiamo tutti i giorni senza farci troppo caso.
Stiamo imparando a guardare con occhi più aperti. Questo è stato il primo passo per il nostro capitolo, la cosa che mi ha sconvolto particolarmente è che la povertà si nasconde; le persone povere potrebbero essere quelle da cui non te lo aspetteresti mai. Il passo più importante è ascoltare e fermarsi a guardare
.
Maddalena

Muro della Gentilezza

Un’esperienza forte.
Prima di cominciare il mio servizio, i poveri non li consideravo. Per strada li ignoravo reputandoli lo scarto della società. Ci ho messo del tempo per cominciare ad abituarmi ai loro modi, a scoprire chi sono, ad ascoltare le loro storie, le loro abitudini, a capire che alla fine sono persone come noi.

Andrea

É stato bello aiutare gli homeless domenica mattina.
Francesco

Ho apprezzato molto questo tipo di esperienze perché mi ha fatto vedere che dietro ai termini comunemente usati come “povero” e “senzatetto” ci sono delle persone, con una storia, magari una famiglia, delle passioni ed un sacco di cose da raccontare. Mi ricordo che quando eravamo ad Arona e abbiamo iniziato a cantare c’era una signora che sapeva praticamente tutte le canzoni. Forse quel momento le ha fatto piacere e l’ha aiutata a rivivere un po’ la sua passione per la musica.
Mi è piaciuto anche il legame che abbiamo creato con loro perché con attività tipo cantare e mangiare nessuno può considerarsi inferiore all’altro, mi sembra che si siano sentiti accolti e trattati come persone
.
Valentina

All’inizio del nostro percorso ci siamo informati sulla situazione economica generale del nostro paese, e su cosa questo facesse per le persone in situazioni disperate e/o critiche. Dopo esserci informati mi sono sorte alcune domande: perché ci sono così tanti poveri? Perché lo stato fa poco o niente? Esistono tante associazioni pubbliche e private che realmente fanno qualcosa ma certe volte lo stato stesso gli va contro. Un esempio è il reddito di cittadinanza, lo puoi avere se hai un documento che certifica che esisti; ma d’altro canto per richiedere questi documenti devi avere una residenza. E se sei senza casa?
Queste persone, anche se non sembrano delle migliori vanno aiutate, non deve essere un peso, ognuno di noi ha una dignità che non dipende né dalla situazione economica né dall’aspetto.
Vivi nel rispetto degli altri.

Anonimo

Muro della Gentilezza - Clan Varese 1
Muro della gentilezza

Che dire? Immagina di perdere tutto, immagina di scappare senza voltarti, immagina che questa notte il tuo comodo letto si trasformi in una rigida e gelata panchina, immagina che ti vengano strappate la dignità, l’orgoglio e l’identità, immagina che tutti ti guardino con disprezzo o pietà, immagina che tu sia solo, al freddo e affamato. Come puoi pensare che si fidino e non ti mandino a quel paese? Ti senti quasi patetico, tu che ti lamenti tanto ma in fondo hai avuto tutto dalla vita. Allora per rompere il ghiaccio obblighi il tuo capo a tirar fuori la chitarra e nonostante le stonature, le nostre diversità, qualche piccolo pregiudizio, cantiamo tutti la stessa canzone!
Francesca

Il prossimo passo per il Clan del Varese 1?

Come Clan ci siamo posti l’obbiettivo di scoprire e visitare, a coppie, le associazioni che si occupano di poveri e povertà nel territorio di Varese. Speriamo così di riuscire a mapparle e a condividerle con voi.

“Esiste una povertà ben più grande: non essere amato, desiderato, sentirsi escluso ed emarginato”

Madre Teresa di Calcutta
                                         Francesca - Clan Varese 1

Assemblea di Zona 2019: formazione per l’educazione

Assemblea 2019: un nuovo anno scout per la Zona Varese Agesci

Ogni nuovo anno Scout ha inizio con l’assemblea di zona: un weekend di raccoglimento per tutte le comunità capi della zona Varese, che unisce cooperazione e formazione.
Da sempre si svolge anche per coordinare e organizzare attività rivolte a tutti i ragazzi della zona, ma negli ultimi due anni e fino al 2021 – sulla base di quanto previsto dal progetto di zona – si pone un ulteriore obiettivo: quello di rafforzare la cooperazione tra i tanti capi dei vari gruppi.


Raccontare e condividere le difficoltà, le esperienze e i pensieri di tutti per sentirci più accolti gli uni con gli altri: membri di una grande comunità che condivide la stessa promessa (#mangiamolostessopane).

formazione
La formazione dei capi per l’educazione dei ragazzi

Tali occasioni di confronto si rivelano sempre momenti utili per la formazione. Il bagaglio formativo dei capi della zona Varese Agesci, quest’anno, è stato ulteriormente arricchito da tre laboratori aventi come temi: il sessismo (nella vita di tutti i giorni), il nuovo linguaggio fascista e la fragilità nei ragazzi e i suoi campanelli d’allarme.
Quest’ultimo tema, svolge un ruolo centrale nella vita di un capo scout e ha messo al centro del dibattito il fatto che le debolezze dei ragazzi, il modo di educare e i relativi strumenti, cambiano nel tempo e a seconda di chi si ha di fronte.
Il laboratorio su “Le parole del Fascismo”, tenuto da due volontarie dell’associazione Sui passi della storia, ha lasciato in dono ai partecipanti anche una copia del libro “Liliana Segre. Il mare nero dell’indifferenza”.
Un esempio concreto di una persona che ha voluto portare un importante messaggio, condiviso dall’ideale scout: fare in modo che non si perdano mai i diritti ed il rispetto per le persone.

formazione
Anche il sessismo per completare la formazione

L’ultimo laboratorio ha voluto far riflettere i capi coinvolti sul linguaggio utilizzato da ognuno di noi nella vita di tutti i giorni. Molte volte utilizziamo parole che non rispettano entrambi i sessi senza neanche rendercene conto.
Una maggiore attenzione riguardo al linguaggio utilizzato può favorire l’uguaglianza e, nel periodo storico in cui viviamo, è sicuramente positivo manifestarsi anti-sessisti e a favore della parità.

Spunti e messaggi, provenienti da tutti i laboratori, verranno sicuramente riportati all’attenzione nelle prossime attività e nel servizio con i tanti ragazzi della zona.

Agesci Zona Varese

Era meglio a casa vostra ma ora che siete qui…

Alcune Scolte del Clan del gruppo Varese 8 alla scoperta di storie reali di accoglienza in provincia di Como

Qualche tempo fa due ragazze del nostro clan del gruppo Varese 8 (Claudia e Valentina) hanno avuto la possibilità di partecipare ad un workshop di due giorni che si è tenuto a Como su migranti e accoglienza. Il luogo scelto per il workshop non è stato casuale. A Como nel 2015 c’è stata una grossa affluenza di migranti che ha messo a dura prova le capacità di accoglienza del territorio, in quanto la città si trova vicino al confine svizzero. Tantissimi abitanti di diverse idee e schieramenti politici hanno fatto fronte comune e si sono uniti per fronteggiare l’emergenza fornendo pasti e posti letto a tutti i bisognosi.

I protagonisti del workshop

Durante il workshop Claudia e Valentina hanno avuto l’occasione di ascoltare un intervento di due assessori comunali presenti durante il periodo di emergenza. Entrambi hanno raccontato di come sono riusciti ad arginare il problema. Hanno sottolineato come non importi se si ha davanti un rifugiato politico, economico o un richiedente asilo, ciò che conta è che di fronte a noi c’è un essere umano che ha bisogno d’aiuto.

[…] non importa se si ha davanti un rifugiato politico, economico o un richiedente asilo, ciò che conta è che di fronte a noi c’è un essere umano che ha bisogno d’aiuto.

Alla conferenza erano presenti anche due richiedenti asilo ospitati nel CAS di Como, Alfa ed Emmanuel insieme ad una educatrice, Francesca. [Il CAS è una struttura d’accoglienza che offre una sistemazione provvisoria legata ad una situazione d’emergenza.]
Da questi due ragazzi, le Scolte del Varese 8 e tutti gli altri Scout presenti, hanno ascoltato una testimonianza a proposito delle loro vite, della paura che avevano nel loro paese e la conseguente necessità di scappare per sentirsi al sicuro, del diritto che ognuno di noi ha di poter cambiare vita.

Durante la conferenza hanno anche raccontato che quando sono arrivati in italia non pensavano di finire nei centri d’accoglienza e di conseguenza erano demoralizzati. Il CAS e gli educatori però si impegnano costantemente nello spingerli a scoprire le loro potenzialità e li affiancano nella ricerca di un lavoro.

La sera è festa

La sera Claudia e Valentina hanno partecipato ad una serata di svago con Arte Migrante. Si tratta di un progetto che si stà diffondendo anche in altre città (come Milano) che consiste in un momento di festa dove partecipano persone di varie etnie. Durante la serata ogni partecipante è invitato a portare un gioco, una canzone o un breve testo che poi viene presentato agli altri partecipanti che a loro volta presenteranno un pezzo della loro cultura.

Il giorno seguente

La giornata seguente dopo una mattinata di servizio alla mensa per i migranti e nelle cucine del CAS di Como, Claudia e Valentina hanno ascoltato un’altra testimonianza di un’educatrice del centro: Violetta.

Durante la sua testimonianza, Violetta ha raccontato come si svolge la vita all’interno del centro d’accoglienza, cosa fanno i ragazzi durante la giornata e i progetti che svolgono per aiutarli nell’integrazione. Ha spiegato anche alcune delle difficoltà incontrate nel rapportarsi con chi vive nella comunità raccontando come la lingua sia senza dubbio lo scoglio principale. Ma la cosa a cui si presta meno attenzione è l’idea errata che vadano educati. Chi arriva ha già un educazione e delle regole, bisogna solo capire quali sono i limiti e le differenze tra la loro cultura e ciò che è necessario per vivere in italia.

Il workshop si è concluso dopo aver pranzato nel CAS, dove sia i ragazzi del centro che gli scout hanno avuto la possibilità di assaggiare i cibi tipici delle zone di provenienza.

Il Clan del gruppo Varese 8 e le Scolte che hanno partecipato al workshop a Como
Valentina - Clan Varese 8

L’integrazione, una missione che può compiersi

I ragazzi del Clan del gruppo Lago di Varese 7 e di Somma Lombardo 1 alla scoperta delle realtà di accoglienza del territorio. Pensieri, racconti e azioni a due passi da casa.

Domenica 10 marzo 2019, nella sede scout di Buguggiate, il clan dei gruppi Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1 hanno avuto il piacere di incontrare alcuni ragazzi immigrati residenti a Gazzada Schianno (a pochi chilometri da Varese).
Durante l’incontro si è parlato di un progetto di integrazione che, seppur con fatica, ha saputo dare i suoi frutti. Ad accompagnare i ragazzi c’erano Nuria, volontaria che ha aiutato i ragazzi come interprete; don Luigi, che come vedremo ha avuto un ruolo fondamentale nella vicenda; il signor Luigi, volontario che tanto si è speso negli ultimi 3 anni per aiutare i ragazzi, e Gemma, altra volontaria.

Il racconto della situazione sul territorio

Dopo i convenevoli di rito iniziali, don Luigi ha raccontato la loro storia. “Tutto è iniziato tre anni fa ormai, quando una famiglia di Schianno si è rivolta a me, essendo preoccupata riguardo agli quindici ragazzi che erano stati fatti accomodare in un appartamento nel loro stesso cortile. Questo è già significativo per capire come la gente, la “maggioranza silenziosa”, la pensi riguardo il fenomeno attuale dell’immigrazione. Il fatto che dei ragazzi di colore che si stabiliscono in un appartamento debba causare problemi o fastidio ai vicini.

Io, nella mia posizione di prete, mi sono sentito subito in dovere di fare qualcosa, quei ragazzi non potevano essere lasciati ad oziare per tutto il giorno tutti i giorni

Don Luigi

Il grosso problema è stato constatare che questi ragazzi sono stati abbandonati (è proprio il caso di dirlo) dalla cooperativa che li aveva presi in affido, senza un benché minimo progetto di integrazione effettiva. Alla cooperativa bastava ricevere dalla Prefettura i 35€ che le spettavano di diritto per ogni ragazzo, senza però riuscire a reinvestirli in modo efficace per una loro integrazione nella comunità di destinazione. Io, nella mia posizione di prete, mi sono sentito subito in dovere di fare qualcosa, quei ragazzi non potevano essere lasciati ad oziare per tutto il giorno tutti i giorni. Il primo passo è stato far sapere ad altri della loro esistenza, dopo che gli organi competenti (cooperativa, prefettura) si erano dimostrati praticamente inesistenti.

Cosa si è pensato di fare?

Dopo qualche tentennamento iniziale, gli atteggiamenti restii dei cittadini hanno lasciato spazio al buon senso umano, ad un senso di solidarietà. Non è stato affatto facile come potrebbe sembrare. Alcune persone nella comunità del paese si sono mostrate estremamente contrarie a qualunque iniziativa, anche tra le forze politiche. Per fortuna però ci sono state, e ci sono, persone come Luigi e Nuria”.

Il racconto dei volontari

Il signor Luigi ha poi continuato il racconto. “All’inizio non sapevamo bene come muoverci, cosa potevamo o non potevamo fare, anche da un punto di vista legale. Tutti facevamo riferimento a don Luigi. È così che abbiamo iniziato a far fare a questi ragazzi, dopo essere entrati un po’ in confidenza con loro, lavoretti semplici, come la pulizia del cimitero, o a chiedere loro aiuto in caso di bisogno di manodopera in oratorio. Con molta fatica siamo riusciti ad ottenere qualche permesso dal comune per poter pulire le strade e tagliare qualche pianta pericolante. Con il passare del tempo i rapporti si sono distesi, e le cose sono andate sempre meglio.

Ci sono stati dei momenti importanti, di obiettivi raggiunti come il giorno in cui i ragazzi hanno ottenuto la carta d’identità. Un documento che per noi è scontato avere ma senza di esso la tua libertà è molto limitata. Ci sono state esperienze in cui i ragazzi hanno potuto esprimere se stessi ad esempio entrando a far parte della squadra di calcio del CSI di Gazzada. Oppure altre ancora grazie alla collaborazione e il grande aiuto reciproco con l’associazione onlus “Magari Domani” del paese, che si occupa di ragazzi disabili. Abbiamo vissuto davvero momenti di grande gioia.”

In seguito è intervenuta Nuria: “Quando ho incontrato don Luigi e i ragazzi per la prima volta, ho subito capito che era fondamentale per questi ragazzi avere la possibilità di comunicare in modo efficace con le altre persone e che questo è un presupposto indispensabile per l’integrazione. Le poche lezione di italiano che seguivano al mattino erano insufficienti, sia per orario che per metodologia così io e altri volontari ci siamo organizzati per poter offrire loro lezioni anche nel pomeriggio, e con un rapporto più diretto, quasi uno a uno. E i risultati si sono visti.”

[..] ho subito capito che era fondamentale per questi ragazzi avere la possibilità di comunicare in modo efficace con le altre persone e che questo è un presupposto indispensabile per l’integrazione.

Nuria, Volontaria –
Quali risultati sono stati raggiunti?

Come si può intendere dalle loro parole, è stato fondamentale l’intervento di singoli volontari, persone la cui sensibilità li ha portati ad aiutare in prima linea questi ragazzi. Aiuti di vario tipo dai trasporti fino a servizi più impegnativi come la scuola di italiano. E così, forti delle conoscenze della lingua e di documenti d’identità, i ragazzi hanno potuto frequentare un corso per saldatori. Il corso ha permesso loro di trovare un’occupazione più o meno stabile, dandogli la possibilità di mandare denaro alle loro famiglie. Qualcun altro è stato assunto come badante da un anziano professore, che proprio qualche mese prima gli aveva insegnato l’italiano e vista l’attitudine del ragazzo ha deciso di dargli un lavoro.

Una bellissima storia, dimostrazione di come il bene genera bene, e di cosa si può essere capaci di fare lasciando da parte un po’ di indifferenza e mettendo in pratica quei valori che tanto si sentono sulla bocca di molti. Se solo un po’ più di persone facesse così…

Attualmente dieci ragazzi su undici hanno un’occupazione, e uno è addirittura riuscito ad andare a vivere autonomamente con la sua compagna.

Parola ai ragazzi

Prima di concludere l’incontro due ragazzi hanno raccontato la storia del loro viaggio ed è emerso come l’emigrazione risulti essere solo l’ultima tra le opzioni. L’ultimo disperato tentativo di sopravvivere a situazioni diventate insostenibili in patria, per disordini politico-sociali.

Questi ragazzi giovanissimi hanno visto coi loro occhi la morte, il sangue, compagni picchiati nelle prigioni libiche, compagni che cadevano dai mezzi con cui attraversavano il Sahara e abbandonati; storie che fanno rabbrividire…

Emigrare è l’unica soluzione, seppur dolorosa. Il viaggio poi non è costituito solo dalla navigazione nei barconi dalle coste nordafricane fino alle coste italiane, ma, soprattutto per chi proviene da Ghana e Nigeria, c’è un tratto ugualmente se non maggiormente pericoloso costituito dal deserto e dalla Libia. Questi ragazzi giovanissimi hanno visto coi loro occhi la morte, il sangue, compagni picchiati nelle prigioni libiche, compagni che cadevano dai mezzi con cui attraversavano il Sahara e abbandonati; storie che fanno rabbrividire, e che ci hanno fatto rendere conto di quanto poco sappiamo veramente e di quanto siamo lontani dal poter compatire delle situazioni del genere.

È emerso inoltre come il nuovo decreto sicurezza sia per molti versi limitante per loro; ora ad esempio ottenere sussidi e documenti diventerà molto più difficile, e ciò complica di non poco le cose.

E gli scout?

È nata così l’idea di creare una collaborazione tra il clan (dei gruppi scout Agesci Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1) e questi ragazzi, di aiuto reciproco e sostegno di una realtà del nostro territorio che sta cercando di farsi strada nella difficile selva della società che più che mai ha i sintomi della xenofobia. Tutto questo è perfettamente in linea con il capitolo scelto dal clan quest’anno, che ha come tema centrale il problema dell’immigrazione e dell’integrazione. I progetti sono tanti: aiutare i ragazzi nell’organizzare un mercatino per raccogliere fondi per la Caritas, trascorrere tempo di svago insieme, come cene, giornate di sport o immersi nella natura. Entrambe le parti non vedono l’ora di vivere questi momenti insieme.



Varese; Somma; Clan;

È stato bello e importante per noi scoprire e constatare come così vicino a noi esista una realtà simile. Persone che effettivamente ce l’hanno fatta, nonostante tutta la negatività che traspare degli organi d’informazione più vari. Non sarebbe male far conoscere all’opinione pubblica anche queste note positive. Queste persone ci dimostrano come la bontà e il buonsenso, la sensibilità e le generosità, l’abbattimento di pregiudizi e la volontà possano fare ancora tanto. Ci danno sicuramente tanta forza!

Giosuè - Clan Lago di Varese 7  

Varese 1: per l’Inclusione

Il gruppo scout Varese 1 quest’anno ha lavorato sull’inclusione a tutte le età e a tutti i livelli. Il racconto delle azioni intraprese.

“Inclusione”, quante volte ne abbiamo sentito parlare, questa semplice parolina ha fatto irruzione nella nostra vita alle elementari: “In matematica l’inclusione è la relazione fra due insiemi, quando ogni elemento di un insieme fa parte dell’altro”. Il gruppo scout Varese 1 quest’anno punta ad avere una buona media in materia e l’inclusione pare essere il suo argomento preferito.

Il Branco

Partendo dai più piccolini; il branco ha accolto una bimba senegalese di religione mussulmana. Integrandola e insegnando a lei e agli altri lupetti che la diversità non è un difetto ma un pregio.

Il Clan

Anche i ragazzi del clan, hanno affrontato tutto un capitolo (l’argomento che si sceglie di trattare ogni anno) a tema: ISLAM.
I primi stereotipi sono stati subito demoliti: dal “I Mussulmani sono terroristi” al “le Donne portano il velo per obbligo”…


Abbiamo incontrato due ragazze di circa diciotto anni con famiglia mussulmana, la prima con i genitori praticanti e la seconda no, entrambe ci hanno fatto capire che la religione è fortemente influenzata dalla cultura in cui si pratica, le somiglianze fra corano (il loro testo sacro) e la Bibbia sono infinite.

[…]ci hanno fatto capire che la religione è fortemente influenzata dalla cultura in cui si pratica, le somiglianze fra corano (il loro testo sacro) e la Bibbia sono infinite.

Abbiamo anche visitato la moschea, o meglio la saletta di preghiera di Varese in via Giuseppe Giusti (dietro i frati di viale Borri) non sapevate della sua esistenza, vero?
Ci hanno accolto con dei buonissimi datteri e ci hanno spiegato nel dettaglio il significato dei cinque pilastri, del corano e abbiamo avuto la fortuna di assistere alla preghiera serale.
Il nostro obbiettivo finale è stato trovare un’attività che potesse includere loro e chi come noi all’inizio non ne sapeva niente.
Dopo aver somministrato dei questionari ai nostri conoscenti per raccogliere informazioni sull’Islam, abbiamo girato un video contenente le risposte dei questionari e le risposte che avremmo dato noi come scout e quelle dei giovani mussulmani italiani.
“I giovani musulmani italiani?” vi chiederete, si tratta di un’associazione di promozione no profit, autonoma e indipendente; fondata nel settembre 2001 da alcuni giovani mussulmani, ha come obbiettivo quello di dare risposte ai problemi che i ragazzi incontrano nella loro vita. Prima del video finale ci hanno permesso di partecipare ad una delle loro riunioni per darci l’opportunità di conoscerli al meglio!

Il Gruppo Varese 1

Poi c’è lui! Thompson! Un ragazzo nigeriano, venuto in Italia giovanissimo dal futuro ignoto, insieme a lui abbiamo costruito un percorso di integrazione e lo abbiamo raccontato attraverso una lettera al giudice del tribunale a cui ha fatto ricorso per richiedere il permesso di soggiorno.
Quel ragazzo che con noi ha scoperto lo scoutismo e che alla prima uscita faceva colazione con un barattolone di maionese e ci guardava con sguardo sospetto, oggi ha ritrovato una speranza ottenendo il permesso umanitario. Ha lasciato da poco il nostro gruppo per ripartire ma il suo coraggio ci regala un sorriso ogni volta.

Il Reparto

Ma i ragazzi del reparto? Sia la squadriglia Volpi che le Cicogne si sono date da fare a riguardo. Le Volpi hanno deciso di passare una giornata con due famiglie: una armena e un’altra iraniana e tre ragazzi africani ospitati a Luino.
La mattina hanno giocato con i bambini e sebbene la lingua fosse differente sono bastate le emozioni di quella giornata per unirli. Stanno continuando il loro percorso partecipando a dei pranzi organizzati dall’associazione Covo con l’intento di unire, con giochi e canti, i ragazzi di Varese e i migranti.
Le Cicogne prevedono di collaborare con alcune associazioni del territorio che si occupano di disabilità: un altro tipo di integrazione che viene spesso omessa, spero di poterne parlare in futuro a impresa terminata. Insomma, l’inclusione per quanto sia scontata a volte può fare la differenza e noi come gruppo ci impegniamo a non dimenticarlo mai.

I ragazzi del Clan del gruppo scout Varese 1

“Se ciò che io dico risuona in te, è semplicemente perché siamo entrambi rami di uno stesso albero”

William Butler Yeats
Francesca - Clan Varese 1

La zona varese è online: accogliamo!

La nostra avventura e la nostra storia di ragazzi e capi scout, da oggi, è anche online.
Il nuovo sito web dell’associazione Agesci Zona Varese ha un unico grande obiettivo: far conoscere a tutta la cittadinanza quello che viene fatto dai ragazzi e dalle ragazze che fanno parte di questo movimento, sul loro territorio (che si estende per tutta la provincia di Varese, da Gallarate a Luino).
Tutto questo si realizzerà attraverso la pubblicazione di racconti vissuti e scritti dai ragazzi stessi.
E come mai lo fanno? Semplicemente perché gli scout spendono il loro tempo e riservano una particolare attenzione là dove esistono situazioni di marginalità e sfruttamento, che non rispettano la dignità della persona.

La scelta di accogliere

Accogliamo! Sì, perché quello su cui si sta lavorando, visto il momento storico che stiamo attraversando, è proprio l’accoglienza.
Perché scegliamo di accogliere?
Perché noi lo abbiamo sempre fatto. Lo facciamo da sempre. E tutto è cominciato da noi in primis, dal progetto educativo per i capi e i ragazzi della zona, così che nessun membro della propria comunità capi e della zona debba sentirsi straniero.
Il primo passo, quindi, è stato quello di assaporare tra di noi un clima tra pari, in cui la storia di ognuno potesse essere importante e preziosa.
E questo obiettivo è diventato anche, e soprattutto, un obiettivo per i ragazzi che stiamo educando oggi.

Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di come l’avete trovato.

Robert Baden-Powell

Come è stato stabilito anche dall’associazione a livello nazionale, accogliamo per andare incontro all’altro, affinché ognuno si senta pensato ed amato. Vogliamo ascoltare e raccontare la strada e la storia che le persone attraversano. Accogliamo per diventare operatori di pace sia nei nostri contesti di vita quotidiana che nei contesti più ampi.
Accogliamo per mettere a disposizione risorse, competenze, esperienze per accompagnare il passo di chi oggi fa più fatica, in contesti locali, nazionali ed internazionali.
Infine, non perdeteci di vista, perché ci impegneremo a condividere quello che facciamo e quello che pensiamo sul tema dell’accoglienza, e della pace, in ogni contesto nazionale ed internazionale in cui siamo presenti.

Agesci Zona Varese

A BREVE…

A BREVE SVELEREMO TUTTE LE NOVITA’ DEL NUOVO SITO WEB DEGLI SCOUT AGESCI DELLA ZONA VARESE