SAN GIORGIO: Dopo due anni, finalmente si ricomincia!

Il San Giorgio raccontato dalla squadriglia delle Koala del Somma Lombardo 1

Passati due anni ad attendere con ansia, il 30 aprile 2022 il San Giorgio è finalmente tornato. Insieme ad altri sette reparti, provenienti da tutta la provincia di Varese, ci siamo incontrati a Tradate per celebrare insieme il patrono degli scout. Ci siamo sfidati tra noi, con l’obiettivo di conquistare la fiamma di zona.

I reparti della zona Varese riuniti per il San Giorgio

Sabato

Il raduno è iniziato con un momento di preghiera, al cui termine siamo stati divisi in sottocampi. Ci siamo spostati negli spazi dedicati a ogni gruppo, dove abbiamo montato i rifugi per la notte e iniziato a presentarci. Nonostante inizialmente fossimo preoccupati perché tra di noi non ci conoscevamo, abbiamo subito fatto amicizia.

Successivamente ci è stato presentato il tema di quest’anno: l’orienteering. Attraverso alcuni giochi ci sono state spiegate le conoscenze base per affrontare la prima sfida. Questa consisteva nell’individuare dieci punti su una mappa, grazie a un calcolo delle distanze e degli azimut forniti, nel minor tempo possibile. Ci siamo tutti messi in gioco per completare il più velocemente possibile la prova e guadagnare punti nella classifica generale. Seppur a primo impatto ci era sembrata una semplice sfida, abbiamo riscontrato tutti alcune difficoltà, tanto che alcune squadriglie non sono riuscite a completare la prova in tempo.

Dopodichè abbiamo avuto del tempo libero, che abbiamo sfruttato per confrontarci sulla gara e per consolidare le amicizie nate. La cena è trascorsa tra chiacchere e risate; una volta conclusa ci siamo uniti ad altri sottocampi per un momento di preghiera. La nostra giornata è terminata con il bivacco, tra giochi e canti. È stato un momento molto significativo per noi, perché finalmente, dopo due anni passati separati, abbiamo potuto rincontrarci per fare ciò che amiamo.

Domenica

A seguito di una lunga notte, ci siamo svegliati alle 7:30. Dopo aver fatto colazione abbiamo smontato i rifugi e preparato l’occorrente per la gara del giorno e ci siamo spostati al punto di partenza. L’obiettivo della sfida era quello di raggiungere gli otto punti contrassegnati all’interno del Parco Pineta sulla mappa che ci era stata consegnata. Per conquistare alcuni di essi dovevamo affrontare delle brevi sfide, che ci facevano guadagnare o perdere minuti preziosi in base all’esito finale.

Divisi in squadriglie, ci siamo tutti incamminati per raggiungere il più velocemente possibile il traguardo. Il percorso era lungo e faticoso, nonostante questo, però, quasi tutti sono riusciti a completare l’itinerario. Nonostante la stanchezza dovuta alla gara, tutto ciò a cui pensavamo era l’imminente premiazione. L’attesa era più snervante del solito perché finalmente la fiamma veniva riassegnata dopo tanto tempo.

La classifica ha visto al terzo posto le Aquile del Luino 1, al secondo le Koala del Somma Lombardo 1 e , come vincitori, i Leopardi del Tradate 1. Come a ogni San Giorgio, incontrarsi tutti insieme è stato memorabile. Quest’anno ancora di più, data la lunga attesa di questi due anni. Durante questo periodo la voglia di rincontrarsi si è moltiplicata, rendendo unica questa esperienza.

Intervista ai protagonisti

Come ci si sente a tornare a fare attività tutti insieme?

Dopo tanto tempo passati separati, non vedevo l’ora di questo San Giorgio. È sempre bello stare insieme condividendo bellissimi momenti.                                                                                       -Filippo

Sono molto emozionato, non vedo l’ora che arrivi domani per vincere la fiamma.                                                                       -Andrea

Qual è il rapporto all’interno della squadriglia?

Siamo molto uniti, come pane e marmellata! Ogni tanto c’è qualche discussione, ma insieme riusciamo ad affrontare ogni sfida.                                       -Pantere, Gallarate 1

Andiamo molto d’accordo e non litighiamo quasi mai. Non potremmo chiedere di meglio.                     -Cobra, Lago di Varese 7

Cosa ti aspetti da questo San Giorgio?

Mi aspetto di divertirmi molto e recuperare tutto il tempo perso durante la pandemia. Spero anche di fare nuove conoscenze.                   -Sofia

Mi aspetto di imparare qualcosa di nuovo da tutti, ma soprattutto di vincere la fiamma.                                                                        -Sara

Vorrei sperimentare qualcosa di nuovo e tornare a casa sfinito               -Luca

Come è andata la gara?

Molto bene, ci siamo divertite molto e siamo soddisfatte. Abbiamo aspettative molto alte.           -Koala, Somma Lombardo 1

Abbiamo corso gran parte del tempo, siamo esausti ma molto fiduciosi.                                                                  -Leopardi, Tradate 1

Ci siamo perse più volte, ma tra qualche canto siamo riuscite ad arrivare al punto di arrivo.                       -Volpi, Somma Lombardo 1

I vincitori, Leopardi del Tradate 1

Cosa vi ha portato a vincere secondo voi?

Siamo molto uniti e volevamo tutti vincere. Abbiamo corso tantissimo, infatti ora siamo esausti.

Cosa si prova ad aver vinto?

Siamo molto orgogliosi e soddisfatti. Siamo felici di aver portato in alto il nome del Tradate.

- Squadriglia Koala, Somma L.do 1

Clan in servizio alla Mensa della Brunella di Varese

Due racconti, della stessa esperienza di servizio, fatta da due Clan della zona di Varese

Brunella, Varese
Esperienza Clan Varese 3 e Varese 8

A causa dell’emergenza sanitaria il clan non ha potuto svolgere attività di servizio extra associative per molto tempo. Così, all’inizio di quest’anno, ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare per non continuare a rimanere inattivi sul nostro territorio. Siamo riusciti a metterci in contatto con uno dei volontari del progetto della mensa della Brunella, una realtà che conoscevamo già, ma di cui non avevamo mai preso parte.

La mensa

Ogni giorno la mensa distribuisce più di 300 “cestini”, alcuni dei quali vengono consumati nello spazio dedicato vicino al punto di distribuzione. Originariamente i pasti venivano distribuiti all’interno di un locale dell’oratorio dove venivano consumati, a causa della situazione pandemica non è più stato possibile unificare i servizi. Dopo l’inizio delle restrizioni si è pensato di trovare un altro modo affinché le persone potessero mangiare in un ambiente chiuso al riparo dal clima invernale. La parrocchia della Brunella, con l’autorizzazione del comune, ha reso disponibile uno spazio riscaldato, dove sono stati disposti dei tavoli, posizionati in modo tale da rispettare il distanziamento e tutti i posti a tavola sono stati dotati di schermi in plexiglas. Lo spazio viene aperto ogni giorno dai volontari anche in zona rossa e rimane un punto di riferimento per tutte le persone che sono in difficoltà.

L’impegno del Clan

Dopo lunghi mesi in cui fare servizio era diventato quasi impossibile, l’opportunità di ritornare a rendersi utili sul territorio è stata una boccata d’aria fresca per il clan. Ci rechiamo ogni domenica a coppie per aiutare i volontari a gestire l’ingresso delle persone all’interno del salone, per misurare la temperatura degli ospiti e per sanificare gli ambienti alla chiusura. Ci occupiamo inoltre della distribuzione di mascherine, libri e generi alimentari supplementari. A volte qualche chiacchiera con qualcuno, magari su un libro appena letto preso la settimana prima dalla mensa o sulla partita della domenica, diventa un momento fondamentale del nostro servizio, nel quale troviamo il vero significato di quello che stiamo facendo.

Uno spunto per il nostro capitolo

Per noi è un’opportunità per continuare il percorso iniziato durante la route invernale dell’anno scorso in cui abbiamo fatto servizio in un rifugio per senza fissa dimora a Como. Inoltre, vedere come lavora la mensa ci sta aiutando nel capitolo di quest’anno che abbiamo incentrato sul cibo, in particolare mostrandoci come vengono ridistribuiti i prodotti in scadenza provenienti sia dai grandi che dai piccoli supermercati per evitare sprechi. Pensiamo sia un piccolo gesto, ma con un valore immenso per le persone che ogni giorno possono trovare un luogo accogliente dove potersi sentire accettati.

Christian e Filippo - Clan Alba Errante, Varese3/8
Esperienza Clan Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1

Lo scopo di Casa della Carità non è solo quello di offrire un pasto a coloro che non possono permetterselo ma nonostante l’odierna pandemia il servizio non si ferma, permettendo agli ospiti di consumare il pranzo dignitosamente seduti ad un tavolo al caldo e godendo della compagnia di chi condivide la loro stessa situazione.

La routine della mensa

I primi frequentatori si presentano alle dieci e trenta del mattino, alcuni volti sono noti e hanno un posto fisso a cui sedersi e spesso sono raggiunti da amici con cui sono soliti consumare il pasto, vi è invece chi visita la mensa solo saltuariamente e questi rimangono impressi forse più di chi frequenta la mensa abitualmente. È curioso osservare da estranei certe dinamiche che avvengono, dagli screzi tra avventori ai gesti di aiuto fraterno. Gli operatori sono come esterni ad una sotto società che spesso si fatica a comprendere.

Ogni tanto vi sono ospiti che decidono di volersi raccontare e imbastiscono monologhi in cui si arriva a conoscere molto della persona che si sta ascoltando; è in generale un’esperienza che definirei quanto meno particolare e di cui ancora fatico a comprendere le cause. Lasciata la mensa gli ospiti più bisognosi hanno la possibilità di incontrarsi anche al centro diurno “Il Viandante”, dove potranno ricevere ulteriore assistenza.

Scelta di servizio e compiti

Quando è giunta la proposta di fare servizio alla mensa, il Clan Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1 ha deciso che non fosse un’esperienza da affrontare nella sua totalità, ma che potesse essere un’opportunità di servizio personale per qualcuno, in modo da vivere in maniera più concreta questa esperienza. Abbiamo accettato l’invito in due e abbiamo cominciato il servizio a novembre mettendo a disposizione i nostri sabati mattina.

Il servizio è molto semplice, si tratta di accogliere gli avventori, assicurandosi che non abbiano febbre e chiedendo loro di igienizzarsi le mani, poi li si accompagna ad un tavolo dove possono sedersi, togliersi la mascherina e mangiare, separati dagli altri da un plexiglass che però permette di scherzare e ridere assieme. Quando un ospite esce dalla mensa il volontario deve pulire ed igienizzare la postazione per permettere qualcun altro di prendere il suo posto.  

Andrea -Clan'NDUMA CLAN DUMA, Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1

La Pace non fa la quarantena

Il Clan del gruppo Gallarate 1 affronta una veglia per la luce della pace speciale in questo 2020

Nella chiesa della natività di Betlemme è sempre accesa una lampada ad olio ed ogni anno, da quella fiamma, ne vengono accese altre e diffuse in tutto il mondo come simbolo di pace e fratellanza tra i popoli.
La branca r/s del Gallarate 1 partecipa ogni anno a questa iniziativa portandola di chiesa in chiesa nella zona di Varese. Per tradizione, la fiaccola viene trasportata a piedi dagli scout, durante la notte, da Gallarate fino al Sacro Monte di Varese.
Per motivi di sicurezza in questo 2020 non abbiamo potuto fare la nostra scarpinata, ma abbiamo deciso di provare comunque a mandare il messaggio di questo evento così importante per noi con una veglia a cui poteva partecipare chiunque.

I temi di quest’anno

Per raccontare la pace, in un periodo così particolare, ci siamo soffermati su tre punti: la pace con noi stessi, la pace in famiglia e la pace con il prossimo. Abbiamo anche chiamato degli ospiti che ci potessero dare delle testimonianze per aiutarci a riflettere sull’argomento.
Per parlare della serenità personale abbiamo chiamato uno psicologo che ci ha raccontato come, secondo lui, la pace non sia una meta da raggiungere ma bensì un susseguirsi di azioni volte a cercarla: un processo sempre in movimento. Questo differenzia lo “stare bene” con la vera e propria pace interiore che invece è solo passeggera.

Per parlare della pace in famiglia abbiamo chiamato la coppia guida per il corso fidanzati della parrocchia di Gallarate. Ci hanno raccontato di come la loro famiglia – composta da genitori e due figli adolescenti – avesse passato la quarantena e di quali fossero stati i momenti più complicati. È stato difficile non violare la privacy dell’altro e questo ha richiesto un grande esercizio di fiducia e di rispetto.
Queste sono le due parole chiave per potere ritrovare il concetto di famiglia: concetto che abbiamo avuto l’occasione di ripassare approfonditamente.

Per parlare della pace con il prossimo, invece, abbiamo ascoltato la testimonianza di una famiglia che ha deciso di avere in affido un ragazzo proveniente da una situazione familiare di disagio.
Ci hanno raccontato di come sia stata una scelta un po’ improvvisa perché, all’inizio era solo accolto e quindi non condivideva la stessa casa. In seguito ad alcune complicanze, hanno deciso di accoglierlo nella loro famiglia, composta anche da loro figlio.
All’inizio c’era un po’ di timore e di imbarazzo – soprattutto da parte del figlio – ma poi con il tempo hanno trovato quell’armonia che gli ha permesso di trovare la pace.

La pace in questo periodo di paura

Abbiamo lavorato sodo per organizzare questa veglia, sia per cercare di trasmettere il nostro messaggio che per rispettare tutte le norme anti-covid.
Non lo abbiamo sentito come un peso o un compito, ma più come un bisogno. Infatti, lo abbiamo fatto per aiutare a ritrovare un sentimento così importante come la pace, messo a dura prova in questo periodo che sta alimentando una certa diffidenza verso l’altro.

Luce della Pace a Gallarate
Michele e Rachele - Clan Gallarate 1

Route estiva: il racconto del Clan Veliero II

Il racconto della nostra avventurosa route nel Parco del Gran Sasso (Abruzzo) e il nostro cammino di comunità, oltre che in comunità

La route estiva del mio Clan, il Veliero II del gruppo scout Luino I, verso Campo Imperatore (Parco Nazionale del Gran Sasso) è iniziata nel migliore dei modi: anziché arrivare in Abruzzo in 6 ore, noi abbiamo preferito impiegarcene il doppio e arrivare giusto per l’ora di cena. Appena arrivati, il nostro focoso entusiasmo è stato momentaneamente spento dalla pioggia. Per ripararci abbiamo deciso di montare le tende e, come per magia, ecco il vento! In un attimo eravamo diventati un divertente intrattenimento per le persone che ci filmavano sedute comodamente nei loro caravan.
Dopo questo benvenuto, il sole, che ci aveva surriscaldato per tutto il viaggio in autostrada, è tornato da noi e ci ha permesso di cenare al tramonto in compagnia delle mucche.

Il vero inizio della route estiva

Il giorno seguente ci siamo incamminati verso Rifugio del Monte. È stata la giornata più stancante e questo ha aumentato la gratificazione ricevuta una volta arrivati in cima, sempre accolti da un magnifico tramonto abbinato perfettamente ai colori delle nostre tende. Durante la camminata si è aggiunta al gruppo Carolina, un teschio di mucca con molte forbicine incluse!

Il mattino seguente abbiamo assistito ad una testimonianza non prevista di un pastore che vive su quelle montagne da ormai 25 anni: voleva addirittura comprarci un caricatore a pannelli solari…

Spesso si dice che la strada giusta si trovi solo camminando, beh per noi non è andata così: il terzo giorno è stato il giorno delle strade sbagliate, come raccontato dal telegiornale della giornata (una simpatica cronaca presentata a turno da ognuno di noi). Dopo svariati tentativi siamo riusciti a raggiungere le cascate del Rio Arno.
In attesa di chi era andato invano alla ricerca di approvvigionamenti, ci siamo dilettati cantando accompagnati dal magico ukulele. Dopo cena, sdraiati nel buio più totale, abbiamo guardato le numerose (non per tutti) stelle cadenti e ognuno di noi ha raccontato un’immagine che descrivesse la giornata trascorsa. Personalmente è stato uno dei miei momenti preferiti, forse perché ci ha fatto capire che alla fine noi siamo come le stelle: brilliamo grazie a qualcosa che non si vede. 

La fine del cammino (fisico)

Il quarto giorno è stato, per la gioia di molti, l’ultimo di cammino. Durante il tragitto per raggiungere l’amato Campo Imperatore abbiamo sostato per uno dei pranzi migliori della Route: ci siamo messi alla prova con indovinelli improbabili proposti dalla pattuglia intrattenimento e ci siamo dilettati in forme artistiche alternative con i tatuaggi con l’henné.

Arrivati a Campo Imperatore ognuno di noi ha cucito un piccolo veliero di stoffa e tutti insieme abbiamo cucito il grande Veliero grazie al tempo trovato per le attività, le riflessioni e le condivisioni.
L’attività inizialmente più odiata da tutti ma che si è rivelata molto utile è stato il dover dire un pregio e un difetto a ognuno di noi; affascinante come questo ci abbia aiutato a creare l’atmosfera adatta per la progettazione dei punti mancanti della Carta di Clan.

Il penultimo giorno è stato molto importante per la comunità: Greta ha preso la partenza e per questa grande occasione siamo stati raggiunti da altri membri del clan.

Come si è conclusa la route estiva

Tutte queste esperienze hanno aumentato l’unità all’interno del Veliero e così, l’ultimo giorno, sulla riva del mare toscano, abbiamo portato a termine la Carta, di cui andiamo molto fieri.
Dopo un meritato bagno in mare e il punto della strada, siamo ripartiti verso la quotidianità e, per non smentirci, ci abbiamo impiegato il doppio del tempo.

Lucia - Clan Veliero II, Luino I 

Alpe Devero: route del clan “N’duma clan Duma”

Come la comunità di clan dei gruppi Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1 ha scelto di vivere comunque la route 2020

Incredibilmente e nonostante le mille difficoltà dovute alle restrizioni date dalle normative COVID, noi del clan Somma Lombardo 1 e Lago di Varese 7 siamo riusciti a organizzare e vivere la nostra route estiva. Per cercare di avere meno contatti possibili con persone esterne alla nostra comunità, abbiamo preferito fin da subito valutare l’idea di una route di cammino. Un altro problema che si è presentato è quello di studiare un percorso che permettesse per ogni pernotto la possibilità di montare circa una ventina di tende, dato che per le restrizioni non era possibile condividere la propria tenda con nessuno.

Per tutte queste questioni la scelta finale è ricaduta sull’Alpe Devero, al camping “Rio Buscagna”, in modo da poter avere abbastanza spazio per sistemare tutte le tende a distanza e riuscire comunque a vivere la strada.

Come ci siamo organizzati

Come per ogni route abbiamo optato per l’organizzazione tramite pattuglie, ovvero i membri della comunità si dividono in gruppi per studiare la logistica della settimana, ci siamo divisi in: trasporti, catechesi, attività e sentieri.

L’idea era infatti quella che ogni giorno avremmo camminato per poi tornare al camping per la sera. Ci sembrava un buon compromesso tra il vivere la strada e rispettare le restrizioni giustamente imposte causa emergenza sanitaria. Condizioni atmosferiche permettendo siamo riusciti quasi tutti i giorni a sfruttare i percorsi proposti dalla pattuglia intorno all’Alpe Devero, senza dimenticare i momenti di fede e le riflessioni personali sui nostri punti della strada.

Cosa ci spaventava

La cosa che forse più ci spaventava era quella di non riuscire a vivere a pieno questa esperienza essendo limitati sotto molti aspetti, come le distanze di sicurezza e le mascherine. Dal punto di vista pratico oltre alla questione delle tende non si poteva nemmeno cucinare in coppia, evitare di prestarsi materiale, non era possibile stare troppo vicini e ovviamente mantenere il più possibile il distanziamento sociale. Nonostante tutto questo, abbiamo voluto provare perché la voglia di vederci era davvero tanta, e alla fine possiamo dire che ne è valsa la pena. Siamo comunque riusciti a vivere un esperienza scout formativa per la nostra comunità.

Quello che è successo in route

Durante questa route abbiamo anche salutato due membri della comunità di clan che hanno reputato che l’Alpe Devero fosse il luogo adatto per prendere la propria partenza. Abbiamo avuto l’occasione di poter continuare, e quasi concludere, la scrittura della nostra carta di clan, e poterci chiarire le idee sulle intenzioni che avevamo riguardo al capitolo.

La route nel complesso è stata sicuramente diversa dalle solite, più che altro per quello che si poteva, o meglio che non si poteva fare. E’ stata e un’esperienza interessante per il clan sotto molti aspetti, in primis perchè era da molto tempo che non vivevamo momenti di comunità “in presenza”.

Conclusioni

Alla fine è stato bello, come tutte le volte, forse questa volta ancora di più a causa del lungo periodo di lontananza che abbiamo affrontato. Durante il lockdown abbiamo accumulato molta voglia di vederci, di abbracciarci e tornare a stare insieme, e non dico che sia stato possibile tutto questo in route, però è come se avessimo cancellato i mesi di quarantena e fossimo tornati alla normalità. Non abbiamo potuto abbracciarci, è vero, ma il non vedersi da dietro a uno schermo è stato come vedersi per la prima volta.

Samuele - Somma Lombardo 1 e Lago di Varese 7

Come si riprende a camminare dopo la quarantena?

Ecco come il Clan Alba Errante dei gruppi scout Varese 3 e Varese 8 è tornato a camminare in Valmalenco

Era Marzo 2020 quando a causa del lockdown nazionale e delle varie manovre per arrestare la diffusione del Covid-19 AGESCI (l’Associazione Guide e Sout Cattolici Italiani) dovette interrompere l’attività scout in tutta Italia. Inizialmente si sperava che questa situazione sarebbe durata solo qualche settimana. Purtroppo come tutti sappiamo ci si è resi conto che ci sarebbe voluto molto di più per tornare alla normalità.

Per mesi migliaia di scout in tutta Italia sono stati costretti a sperimentare lo “scoutismo virtuale”, tramite riunioni fatte in videochiamata e attività svolte a distanza. A fine lockdown quindi, tutti avevamo bisogno di camminare insieme, di recuperare il tempo perduto e di capire se saremmo potuti partire per la route estiva o meno.

E invece…

Per un mese questo interrogativo ci ha spinto a chiederci se tutto ciò sarebbe stato permesso dai vari decreti, come avremmo potuto organizzarci e se ne sarebbe valsa la pena. Nonostante i dubbi, alla fine la voglia di tornare a camminare insieme ha preso il sopravvento. In un mese siamo riusciti ad organizzare un percorso di una settimana in Valmalenco nel mese di luglio. La difficoltà più grande che abbiamo dovuto affrontare oltre all’organizzarci nel poco tempo a nostra disposizione era assicurarci di rispettare al meglio le diverse norme anti covid imposte da AGESCI e dallo stato.

Non era ovviamente possibile condividere nulla fra di noi: ognuno doveva essere provvisto di cibo, acqua e persino di una tenda per dormire da solo e bisognava evitare di creare assembramenti sia durante il cammino che nelle varie tappe del nostro percorso. Purtroppo questo fatto ci ha in parte privati di quella che è un’esperienza da vivere all’insegna della condivisione e dell’aiuto reciproco, delle mani tese al compagno che non ce la fa più e al quale si offre la propria acqua e dei momenti passati a cantare abbracciati al freddo sotto le stelle.

Malgrado ciò è stata sicuramente una route indimenticabile: la voglia di tornare a camminare, il sentire riaccendersi lo spirito di un gruppo che era rimasto fermo per mesi e la gioia nel ritrovarsi di nuovo a faticare con i propri compagni per raggiungere una vetta. Questo è ciò che questa route ci ha donato e che ognuno di noi porterà per sempre con sé.

Filippo - Clan Varese 3/8

Lago di Varese 7 & Somma Lombardo 1: vi raccontiamo la nostra carta di clan

Come la comunità clan dei gruppi “Lago di Varese 7” e “Somma Lombardo 1” sta cercando di riscrivere la propria carta di clan.

Sono Samuele del clan “Somma Lombardo 1” gemellato con il “Lago di Varese7”. Lo scorso anno si è concluso con un evento organizzato interamente da noi a seguito del capitolo che abbiamo deciso di trattare durante tutto l’anno, ovvero l’immigrazione. Si è trattato di un apericena con delle testimonianze tenute da esperti nel settore, tenutosi a Varese e ha riscontrato un grande successo.Quest’anno però abbiamo scelto di non seguire un vero e proprio capitolo, ma considerando che la comunità è cambiata, salutando alcuni membri e facendo spazio a dei nuovi, abbiamo sentito il bisogno di riscrivere la nostra carta di clan.

Cos’è la carta di clan?

La carta di clan è come se fosse la “carta di identità” di una comunità sviluppata attraverso quattro punti: servizio, fede, strada e comunità. Considerando la l’attuale carta di clan risale a 4 anni fa direi che era giunto il momento di metterci del nostro. La strategia che abbiamo scelto di intraprendere è quella di trattare ogni singolo punto differenziando come dovrebbe essere una comunità, vista sotto quel punto, e come è effettivamente la nostra comunità.

Il punto del servizio

Abbiamo iniziando trattando il servizio, c’è stato un iniziale “brain storming” su come una comunità dovrebbe vivere il servizio, e successivamente ci siamo concentrati su di noi. Sotto l’organizzazione dei capi abbiamo svolto un uscita a Varese in cui ,divisi in quattro gruppi, abbiamo svolto varie attività di servizio.

Un gruppo di noi è andato ad aiutare a un pranzo organizzato dall’associazione “libera”, un altro al campo dei fiori con le GEV (guardi ecologiche volontarie) hanno ripulito i boschi del parco, la mensa dei poveri ha ospitato un altro gruppo e infine presso la cooperativa sociale “l’anaconda” sono andati gli ultimi di noi. Sono state esperinze molto interessanti ma soprattutto formative, sia dal punto di vista personale ma anche per poter riscrivere il punto servizio nella carta di clan (che è sempre rimasto il nostro obbiettivo primario). A fine dei servizi ci siamo ritrovati per discutere delle esperienze cercando di trovare una definizione adatta del servizio secondo noi.

Il punto della comunità

Al servizio è seguito il punto comunità. Il processo è stato analogo a quello del servizio, ovvero ragionare su come deve essere una comunità e successivamente pensare alla nostra comunità.

Anche in questo caso abbiamo deciso di fare un uscita interamente dedicata a questo argomento. Ci siamo appoggiati a “il chiostro solidale” dell’associazione “mondo di comunità e famiglia”. Loro sono un gruppo di famiglie che scelgono di vivere nella stessa casa e sviluppano la loro convivenza attraverso alcuni “pilastri” tra cui la cassa comune, le porte sempre aperte all’accoglienza, la condivisione e la convivialità. Abbiamo passato due giorni insieme a loro studiando e osservando come si compone il loro essere comunità. Anche in questo caso l’esperienza si è rilevata utile per la nostra carta di clan, avendo avuto anche una presentazione della loro associazione da uno dei responsabili della casa. Abbiamo fatto tesoro di quanto vissuto e cercato di mettere giù una nostra definizione che rappresenti la nostra comunità.

Ci stavamo muovendo per trattare del punto della fede, sfruttando il capo di Pasqua, ma ovviamente abbiamo dovuto bloccare tutte le nostre attività a causa dell’emergenza sanitaria. Da casa stiamo cercando di andare avanti anche se con molte difficoltà, principalmente perché non abbiamo possibilità di fare uscite. Fondamentalmente stiamo cercando di scrivere il meglio possibile i due punti che abbiamo già trattato.

Samuele - Clan Somma Lombardo 1

Il Clan Veliero II si rimette alla prova sul servizio

I ragazzi del gruppo Luino I si interrogano e si mettono alla prova sul significato del servizio per riscrivere la Carta di Clan

Quest’anno il clan Veliero II del gruppo Luino I si è posto l’obiettivo di dedicarsi completamente alla stesura della nuova carta di Clan, concentrandosi sui cinque punti che la caratterizzano: servizio, fede, comunità, scelta politica e strada.

Le prime esperienze…

In primo luogo ci siamo occupati del servizio, entrando in contatto con diverse  realtà locali come Agrisol e Cascina San Girolamo.

Agrisol, la prima di esse, è una cooperativa sociale che ha sede nel piccolo paese di Caravate (VA). Questa si occupa di accogliere i migranti, di sostenerli nell’iter burocratico, di offrir loro dei corsi per imparare la lingua per inserirli così al meglio nella società italiana. Il Clan ha avuto modo di essere parte attiva all’interno della cooperativa, svolgendo piccoli aiuti di servizio come sistemare e pulire l’edificio, condividere momenti di vita quotidiana insieme ai membri della comunità, con i quali ha anche avuto modo di parlare dei loro paesi di origine e della loro prospettiva di vita. Inizialmente ci sono stati molti momenti di timidezza, ma grazie all’aiuto dei ragazzi della comunità, i quali erano ben disposti a darci una mano, abbiamo lavorato tutto il giorno in un clima tranquillo.

Cascina San Girolamo invece, è una casa-famiglia situata a Lecco. Ciò che più colpisce di questo posto è che nessuno viene mai lasciato indietro, tutti sono ben accetti, tutti fremono dalla voglia di accogliere e tutti vengono trattati con la dignità che meritano, e che ricevono in quanto esseri umani. Il clan ha anche potuto collaborare con questa comunità, svolgendo lavori utili al mantenimento della struttura.


Nessuno viene mai lasciato indietro, tutti sono ben accetti

Durante la Route invernale…

Anche durante la Route invernale, svoltasi tra Pavia e Milano, il clan si è concentrato sul servizio incontrando Don Dario, sacerdote, nonché responsabile di una comunità cattolica situata nel centro della città di Pavia, la quale si occupa di offrire aiuto ai cittadini che vivono in condizioni di degrado . L’esperienza fatta in Route è stata una delle più significative perché, grazie a Don Dario, abbiamo capito cosa sia realmente il servizio. Egli infatti, si occupa di tutte le persone che si trovano in difficoltà. La sua associazione gestisce diverse cooperative tra le quali una casa di recupero per ragazzi tossicodipendenti, un centro di accoglienza per migranti e un dormitorio dove vengono accolte molte persone senza fissa dimora.


Egli si occupa di tutte le persone che si trovano in difficoltà

Durante la permanenza a Pavia, il clan ha avuto modo di svolgere varie attività assieme a Don Dario, come offrire bevande calde ai senzatetto della stazione oppure come lavorare a fianco dei membri della comunità, offrendo così un importante servizio non solo verso le persone coinvolte ma anche verso la struttura.

Finita questa esperienza il clan Veliero II si è mosso in direzione di Milano dove ha potuto ascoltare altre testimonianze, fra cui quella del capo Clan del gruppo scout di Binasco, il quale si occupa di organizzare delle giornate all’interno del carcere Milanese di Opera, durante le quali i detenuti possono condividere alcuni momenti con le loro famiglie, dedicandosi ad attività ludiche, in modo da ristabilire quel rapporto fra genitore e figlio che altrimenti potrebbe logorarsi con il tempo.

Il Clan si impegna…

Durante tutte queste esperienze il Clan del gruppo scout Luino I si è interrogato sul significato della parola Servizio ed è giunto alla conclusione che questa costituisce un’esperienza unica, difficile da definire. Il servizio è emozione, amore e gratitudine, è un’esperienza biunivoca che coinvolge non solo noi stessi, ma anche le persone bisognose verso le quali esso è orientato. Il Clan Veliero II si impegna a servire ogni persona bisognosa, in qualunque momento, indipendentemente dai pregiudizi e dalle possibili difficoltà, perché il servizio è un valore con cui il clan ha scelto di vivere. 

Greta - Clan Luino I

La zona varese è online: accogliamo!

La nostra avventura e la nostra storia di ragazzi e capi scout, da oggi, è anche online.
Il nuovo sito web dell’associazione Agesci Zona Varese ha un unico grande obiettivo: far conoscere a tutta la cittadinanza quello che viene fatto dai ragazzi e dalle ragazze che fanno parte di questo movimento, sul loro territorio (che si estende per tutta la provincia di Varese, da Gallarate a Luino).
Tutto questo si realizzerà attraverso la pubblicazione di racconti vissuti e scritti dai ragazzi stessi.
E come mai lo fanno? Semplicemente perché gli scout spendono il loro tempo e riservano una particolare attenzione là dove esistono situazioni di marginalità e sfruttamento, che non rispettano la dignità della persona.

La scelta di accogliere

Accogliamo! Sì, perché quello su cui si sta lavorando, visto il momento storico che stiamo attraversando, è proprio l’accoglienza.
Perché scegliamo di accogliere?
Perché noi lo abbiamo sempre fatto. Lo facciamo da sempre. E tutto è cominciato da noi in primis, dal progetto educativo per i capi e i ragazzi della zona, così che nessun membro della propria comunità capi e della zona debba sentirsi straniero.
Il primo passo, quindi, è stato quello di assaporare tra di noi un clima tra pari, in cui la storia di ognuno potesse essere importante e preziosa.
E questo obiettivo è diventato anche, e soprattutto, un obiettivo per i ragazzi che stiamo educando oggi.

Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di come l’avete trovato.

Robert Baden-Powell

Come è stato stabilito anche dall’associazione a livello nazionale, accogliamo per andare incontro all’altro, affinché ognuno si senta pensato ed amato. Vogliamo ascoltare e raccontare la strada e la storia che le persone attraversano. Accogliamo per diventare operatori di pace sia nei nostri contesti di vita quotidiana che nei contesti più ampi.
Accogliamo per mettere a disposizione risorse, competenze, esperienze per accompagnare il passo di chi oggi fa più fatica, in contesti locali, nazionali ed internazionali.
Infine, non perdeteci di vista, perché ci impegneremo a condividere quello che facciamo e quello che pensiamo sul tema dell’accoglienza, e della pace, in ogni contesto nazionale ed internazionale in cui siamo presenti.

Agesci Zona Varese