Clan in servizio alla Mensa della Brunella di Varese

Due racconti, della stessa esperienza di servizio, fatta da due Clan della zona di Varese

Brunella, Varese
Esperienza Clan Varese 3 e Varese 8

A causa dell’emergenza sanitaria il clan non ha potuto svolgere attività di servizio extra associative per molto tempo. Così, all’inizio di quest’anno, ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare per non continuare a rimanere inattivi sul nostro territorio. Siamo riusciti a metterci in contatto con uno dei volontari del progetto della mensa della Brunella, una realtà che conoscevamo già, ma di cui non avevamo mai preso parte.

La mensa

Ogni giorno la mensa distribuisce più di 300 “cestini”, alcuni dei quali vengono consumati nello spazio dedicato vicino al punto di distribuzione. Originariamente i pasti venivano distribuiti all’interno di un locale dell’oratorio dove venivano consumati, a causa della situazione pandemica non è più stato possibile unificare i servizi. Dopo l’inizio delle restrizioni si è pensato di trovare un altro modo affinché le persone potessero mangiare in un ambiente chiuso al riparo dal clima invernale. La parrocchia della Brunella, con l’autorizzazione del comune, ha reso disponibile uno spazio riscaldato, dove sono stati disposti dei tavoli, posizionati in modo tale da rispettare il distanziamento e tutti i posti a tavola sono stati dotati di schermi in plexiglas. Lo spazio viene aperto ogni giorno dai volontari anche in zona rossa e rimane un punto di riferimento per tutte le persone che sono in difficoltà.

L’impegno del Clan

Dopo lunghi mesi in cui fare servizio era diventato quasi impossibile, l’opportunità di ritornare a rendersi utili sul territorio è stata una boccata d’aria fresca per il clan. Ci rechiamo ogni domenica a coppie per aiutare i volontari a gestire l’ingresso delle persone all’interno del salone, per misurare la temperatura degli ospiti e per sanificare gli ambienti alla chiusura. Ci occupiamo inoltre della distribuzione di mascherine, libri e generi alimentari supplementari. A volte qualche chiacchiera con qualcuno, magari su un libro appena letto preso la settimana prima dalla mensa o sulla partita della domenica, diventa un momento fondamentale del nostro servizio, nel quale troviamo il vero significato di quello che stiamo facendo.

Uno spunto per il nostro capitolo

Per noi è un’opportunità per continuare il percorso iniziato durante la route invernale dell’anno scorso in cui abbiamo fatto servizio in un rifugio per senza fissa dimora a Como. Inoltre, vedere come lavora la mensa ci sta aiutando nel capitolo di quest’anno che abbiamo incentrato sul cibo, in particolare mostrandoci come vengono ridistribuiti i prodotti in scadenza provenienti sia dai grandi che dai piccoli supermercati per evitare sprechi. Pensiamo sia un piccolo gesto, ma con un valore immenso per le persone che ogni giorno possono trovare un luogo accogliente dove potersi sentire accettati.

Christian e Filippo - Clan Alba Errante, Varese3/8
Esperienza Clan Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1

Lo scopo di Casa della Carità non è solo quello di offrire un pasto a coloro che non possono permetterselo ma nonostante l’odierna pandemia il servizio non si ferma, permettendo agli ospiti di consumare il pranzo dignitosamente seduti ad un tavolo al caldo e godendo della compagnia di chi condivide la loro stessa situazione.

La routine della mensa

I primi frequentatori si presentano alle dieci e trenta del mattino, alcuni volti sono noti e hanno un posto fisso a cui sedersi e spesso sono raggiunti da amici con cui sono soliti consumare il pasto, vi è invece chi visita la mensa solo saltuariamente e questi rimangono impressi forse più di chi frequenta la mensa abitualmente. È curioso osservare da estranei certe dinamiche che avvengono, dagli screzi tra avventori ai gesti di aiuto fraterno. Gli operatori sono come esterni ad una sotto società che spesso si fatica a comprendere.

Ogni tanto vi sono ospiti che decidono di volersi raccontare e imbastiscono monologhi in cui si arriva a conoscere molto della persona che si sta ascoltando; è in generale un’esperienza che definirei quanto meno particolare e di cui ancora fatico a comprendere le cause. Lasciata la mensa gli ospiti più bisognosi hanno la possibilità di incontrarsi anche al centro diurno “Il Viandante”, dove potranno ricevere ulteriore assistenza.

Scelta di servizio e compiti

Quando è giunta la proposta di fare servizio alla mensa, il Clan Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1 ha deciso che non fosse un’esperienza da affrontare nella sua totalità, ma che potesse essere un’opportunità di servizio personale per qualcuno, in modo da vivere in maniera più concreta questa esperienza. Abbiamo accettato l’invito in due e abbiamo cominciato il servizio a novembre mettendo a disposizione i nostri sabati mattina.

Il servizio è molto semplice, si tratta di accogliere gli avventori, assicurandosi che non abbiano febbre e chiedendo loro di igienizzarsi le mani, poi li si accompagna ad un tavolo dove possono sedersi, togliersi la mascherina e mangiare, separati dagli altri da un plexiglass che però permette di scherzare e ridere assieme. Quando un ospite esce dalla mensa il volontario deve pulire ed igienizzare la postazione per permettere qualcun altro di prendere il suo posto.  

Andrea -Clan'NDUMA CLAN DUMA, Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1

Come si riprende a camminare dopo la quarantena?

Ecco come il Clan Alba Errante dei gruppi scout Varese 3 e Varese 8 è tornato a camminare in Valmalenco

Era Marzo 2020 quando a causa del lockdown nazionale e delle varie manovre per arrestare la diffusione del Covid-19 AGESCI (l’Associazione Guide e Sout Cattolici Italiani) dovette interrompere l’attività scout in tutta Italia. Inizialmente si sperava che questa situazione sarebbe durata solo qualche settimana. Purtroppo come tutti sappiamo ci si è resi conto che ci sarebbe voluto molto di più per tornare alla normalità.

Per mesi migliaia di scout in tutta Italia sono stati costretti a sperimentare lo “scoutismo virtuale”, tramite riunioni fatte in videochiamata e attività svolte a distanza. A fine lockdown quindi, tutti avevamo bisogno di camminare insieme, di recuperare il tempo perduto e di capire se saremmo potuti partire per la route estiva o meno.

E invece…

Per un mese questo interrogativo ci ha spinto a chiederci se tutto ciò sarebbe stato permesso dai vari decreti, come avremmo potuto organizzarci e se ne sarebbe valsa la pena. Nonostante i dubbi, alla fine la voglia di tornare a camminare insieme ha preso il sopravvento. In un mese siamo riusciti ad organizzare un percorso di una settimana in Valmalenco nel mese di luglio. La difficoltà più grande che abbiamo dovuto affrontare oltre all’organizzarci nel poco tempo a nostra disposizione era assicurarci di rispettare al meglio le diverse norme anti covid imposte da AGESCI e dallo stato.

Non era ovviamente possibile condividere nulla fra di noi: ognuno doveva essere provvisto di cibo, acqua e persino di una tenda per dormire da solo e bisognava evitare di creare assembramenti sia durante il cammino che nelle varie tappe del nostro percorso. Purtroppo questo fatto ci ha in parte privati di quella che è un’esperienza da vivere all’insegna della condivisione e dell’aiuto reciproco, delle mani tese al compagno che non ce la fa più e al quale si offre la propria acqua e dei momenti passati a cantare abbracciati al freddo sotto le stelle.

Malgrado ciò è stata sicuramente una route indimenticabile: la voglia di tornare a camminare, il sentire riaccendersi lo spirito di un gruppo che era rimasto fermo per mesi e la gioia nel ritrovarsi di nuovo a faticare con i propri compagni per raggiungere una vetta. Questo è ciò che questa route ci ha donato e che ognuno di noi porterà per sempre con sé.

Filippo - Clan Varese 3/8

Era meglio a casa vostra ma ora che siete qui…

Alcune Scolte del Clan del gruppo Varese 8 alla scoperta di storie reali di accoglienza in provincia di Como

Qualche tempo fa due ragazze del nostro clan del gruppo Varese 8 (Claudia e Valentina) hanno avuto la possibilità di partecipare ad un workshop di due giorni che si è tenuto a Como su migranti e accoglienza. Il luogo scelto per il workshop non è stato casuale. A Como nel 2015 c’è stata una grossa affluenza di migranti che ha messo a dura prova le capacità di accoglienza del territorio, in quanto la città si trova vicino al confine svizzero. Tantissimi abitanti di diverse idee e schieramenti politici hanno fatto fronte comune e si sono uniti per fronteggiare l’emergenza fornendo pasti e posti letto a tutti i bisognosi.

I protagonisti del workshop

Durante il workshop Claudia e Valentina hanno avuto l’occasione di ascoltare un intervento di due assessori comunali presenti durante il periodo di emergenza. Entrambi hanno raccontato di come sono riusciti ad arginare il problema. Hanno sottolineato come non importi se si ha davanti un rifugiato politico, economico o un richiedente asilo, ciò che conta è che di fronte a noi c’è un essere umano che ha bisogno d’aiuto.

[…] non importa se si ha davanti un rifugiato politico, economico o un richiedente asilo, ciò che conta è che di fronte a noi c’è un essere umano che ha bisogno d’aiuto.

Alla conferenza erano presenti anche due richiedenti asilo ospitati nel CAS di Como, Alfa ed Emmanuel insieme ad una educatrice, Francesca. [Il CAS è una struttura d’accoglienza che offre una sistemazione provvisoria legata ad una situazione d’emergenza.]
Da questi due ragazzi, le Scolte del Varese 8 e tutti gli altri Scout presenti, hanno ascoltato una testimonianza a proposito delle loro vite, della paura che avevano nel loro paese e la conseguente necessità di scappare per sentirsi al sicuro, del diritto che ognuno di noi ha di poter cambiare vita.

Durante la conferenza hanno anche raccontato che quando sono arrivati in italia non pensavano di finire nei centri d’accoglienza e di conseguenza erano demoralizzati. Il CAS e gli educatori però si impegnano costantemente nello spingerli a scoprire le loro potenzialità e li affiancano nella ricerca di un lavoro.

La sera è festa

La sera Claudia e Valentina hanno partecipato ad una serata di svago con Arte Migrante. Si tratta di un progetto che si stà diffondendo anche in altre città (come Milano) che consiste in un momento di festa dove partecipano persone di varie etnie. Durante la serata ogni partecipante è invitato a portare un gioco, una canzone o un breve testo che poi viene presentato agli altri partecipanti che a loro volta presenteranno un pezzo della loro cultura.

Il giorno seguente

La giornata seguente dopo una mattinata di servizio alla mensa per i migranti e nelle cucine del CAS di Como, Claudia e Valentina hanno ascoltato un’altra testimonianza di un’educatrice del centro: Violetta.

Durante la sua testimonianza, Violetta ha raccontato come si svolge la vita all’interno del centro d’accoglienza, cosa fanno i ragazzi durante la giornata e i progetti che svolgono per aiutarli nell’integrazione. Ha spiegato anche alcune delle difficoltà incontrate nel rapportarsi con chi vive nella comunità raccontando come la lingua sia senza dubbio lo scoglio principale. Ma la cosa a cui si presta meno attenzione è l’idea errata che vadano educati. Chi arriva ha già un educazione e delle regole, bisogna solo capire quali sono i limiti e le differenze tra la loro cultura e ciò che è necessario per vivere in italia.

Il workshop si è concluso dopo aver pranzato nel CAS, dove sia i ragazzi del centro che gli scout hanno avuto la possibilità di assaggiare i cibi tipici delle zone di provenienza.

Il Clan del gruppo Varese 8 e le Scolte che hanno partecipato al workshop a Como
Valentina - Clan Varese 8